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Il petrolio torna verso il basso

di Roberto Capezzuoli

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9 ottobre 2008

A fine sessione, il timido ottimismo alimentato dal calo dei tassi d'interesse e il blando timore di una graduale chiusura dei rubinetti Opec hanno limitato i ribassi sui mercati del greggio: a Londra il Brent per consegna in novembre è sceso poco sopra gli 84 dollari al barile e il Wti a New York ha chiuso a 88,95 $, ma durante la giornata si sono visti minimi rispettivamente di 81 e 86,05 $, mai registrati dall'ottobre scorso.

La discesa è stata innescata dalla crisi economica, ma anche dal rapporto sulle scorte commerciali americane di combustibili. Per il Dipartimento dell'Energia, nella settimana gli stock di greggio hanno segnato un aumento di 8,1 milioni di barili e quelli di benzina di 7,2 milioni, mentre le scorte di distillati sono calate di appena 500mila barili. «Questo rapporto sulle scorte – nota Phil Flynn, di Alaron Trading – unito alla crisi, spiega i ribassi. C'è un freno legato ai tassi d'interesse in discesa, ma anche ridurli all'osso serve a poco, se poi nessuno allarga i cordoni del credito».
«Sono ribassisti anche i dati che rilevano un aumento dell'import americano – sostiene l'analista Jim Ritterbusch – e un rilancio dell'8,6% nell'utilizzo della capacità di raffinazione».

Il panorama del mercato fisico europeo mostra intanto una continua scarsità di affari, data la scomparsa di molti dei tradizionali interlocutori. C'è una discreta domanda di greggi sweet e mancano ancora all'appello più di 500mila barili/giorno di Azeri light, qualità molto apprezzata, ma offerta con il contagocce a causa di problemi tecnici. I margini delle raffinerie sono ottimi, sorretti da manutenzioni che limitano l'offerta di prodotti.
Quindi giunge a proposito la decisione dell'Agip, di ridurre di 3 cents i prezzi alla pompa della benzina verde (a 1,379 euro) e del gasolio (a 1,335 €).

Le quotazioni relativamente basse però allarmano da diversi giorni il Cartello degli esportatori. L'Opec non esclude una riunione straordinaria il 18 novembre a Vienna per esaminare la situazione. Il proposito, ribadito ieri dal ministro del Qatar, Abdullah al-Attiyah, è sempre quello di «fornire quanto il mercato chiede e dimostra di poter assorbire». I sauditi hanno già alzato il prezzo per i contratti di fornitura di novembre e l'Iran è pronta a seguirne l'esempio.
Fonti Opec hanno riferito alla Reuters che non si adotteranno tagli produttivi se non verrà infranta la soglia di 80 $, considerata «ragionevole» dai moderati, ma dichiarata preoccupante negli ultimi giorni da Nigeria, Libia, Iran e Iraq.

La paura è che si verifichi quanto prevede Leo Drollas, vicedirettore del Center for Global Energy Studies di Londra: «Per fine anno il calo della domanda può spingere i prezzi sotto 80 dollari – ha detto ieri – e nel 2009, se ci sarà una grave recessione, ci si potrà scordare anche quota 70 dollari».

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